L’Associazione Amici dei Musei di Vercelli organizza per venerdì 19 ottobre 2018 alle ore 21, presso il Piccolo Studio dell’Abazia di Sant’Andrea, una conferenza intitolata “Arte e infortuni sul lavoro” a cura del dott. Flavio Quaranta.
Per un lunghissimo periodo di tempo, che va dalle sue remote origini alle soglie della modernità, il la-voro sembra essere stato relegato unicamente nella sfera dell’implicito, di un vissuto cui si è avuta con-sapevolezza limitata e parziale. Gli uomini hanno sempre lavorato, ma di questo operare solo tardiva-mente si è avuta piena coscienza, quasi si trattasse di un tema periferico e non al centro della vita. Sem-plificando si può dire che le riflessioni si sono radicate in due filoni che corrono lungo tutta la sua sto-ria: dalla Bibbia è scaturita l’immagine del lavoro come condanna e conseguente espiazione di una col-pa originaria tale da procurarsi il pane col sudore della fronte; dai filosofi greci ai pensatori positivisti, invece, si è avuta la concezione del lavoro come fonte di progresso e incivilimento degli uomini.
L’intuizione della centralità del lavoro nella storia dell’arte si è fatta strada in Occidente in concomitan-za con la Rivoluzione industriale e la contestuale riflessione sull’homo faber. Con l’inizio degli anni Ottanta dell’Ottocento – parallelamente ai primi dibattiti parlamentari in merito alla tutela dei lavoratori colpiti da infortunio sul lavoro – si affermò anche nel nostro Paese una produzione artistica di autentico impegno sociale. Ciò in rapporto a molteplici fattori quali il diffondersi delle idee socialiste e anarchi-che, la nascita delle associazioni dei lavoratori, la dottrina sociale della Chiesa, i numerosi scioperi ope-rai e i moti contadini. Questa corrente artistica, denominata Realismo o Verismo sociale, fu contraddi-stinta da una chiara presa di coscienza da parte di molti artisti della volontà di denuncia e di polemica contro le ingiustizie della società, per un riscatto dell’uomo in quanto soggetto fondamentale della pro-duzione.
La conversazione del dott. Flavio Quaranta, funzionario dell’Inail di Vercelli e appassionato di arte, intende percorrere non solo alcune raffigurazioni del lavoro in se stesso, ma soprattutto incentrarsi sull’infortunio (e la stessa malattia professionale) nel suo lato più vero e straziante, così come docu-mentato dagli artisti di ogni tempo, famosi e meno famosi, in una sorta di anteprima che l’Associazione degli Amici dei Musei ha il piacere di presentare al competente pubblico vercellese.
Nelle opere d’arte proposte dal relatore, opere aliene da ogni paternalismo dolciastro così come da evangelica rassegnazione, i caduti sul lavoro non sono dei vinti o rassegnati, ma recano con grandissi-ma dignità i segni della fatica e del dolore. Non sono simboli o allegorie ma figure vere e proprie, piene di umanità e degne di onore, che solo la bellezza dell’arte riesce a trasfigurare.